Durante le mie ricerche sugli atteggiamenti degli italiani verso ciò che proviene dall’estero e sugli stereotipi dei Paesi stranieri, pongo spesso ai miei intervistati questa domanda: “Quali sono le prime tre cose che ti vengono in mente se ti dico….?”
Alcuni giorni fa, ho concentrato i miei studi sul mercato cinese e porgendo questa domanda a 40 intervistati, 1 persona su 2 ha associato alla parola Cina: le bacchette per il cibo, prodotti di bassa qualità e marche taroccate (tralasciando quelli che hanno esclamato “Poveri cani!“).
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Tuttavia, nonostante il Made in China non goda di una grande fama, è un dato di fatto che i negozi gestiti da cinesi siano in aumento nel nostro Paese.
Sempre più italiani,infatti, si recano almeno una volta al mese in un negozio cinese per acquistare oggettistica varia e prodotti casalinghi che non brillano certo per la qualità ma sono estremamente vantaggiosi.
E’ interessante notare come la concezione che gli italiani, e in generale gli europei, hanno della Cina sia cambiata nel corso dei secoli.
Se oggi dire Cina è sinonimo di scarsa qualità nel XIX sec. parlare di Cina era sinonimo di arte, di gusto e di…lusso.
Non so se vi è mai capitato di visitare le Regge delle più importanti capitali europee come quelle di Torino o di Madrid.
In ognuna di queste residenze reali almeno una stanza è decorata con stucchi, tappezzeria, porcellane raffiguranti scene di vita quotidiana cinese.
Venivano chiamate Cineserie, dal francese Chinoiserie e comprendevano tutte le collezioni di oggetti provenienti dai paesi orientali. Possedere delle porcellane cinesi era un lusso e nobili e borghesi facevano a gara per chi avesse più stanze decorate alla maniera cinese.
In particolare le porcellane cinesi, tipicamente bianche con decorazioni blu cobalto dipinte a mano influenzarono molto l’artigianato islamico.
Anche i Medici, noti per essere cultori dell’arte, patrocinarono lo sviluppo di porcellane decorate secondo questo stile al fine di stupire ed affascinare chi visitava le proprie residenze.
Chissà come reagirebbero oggi a sapere come siano cambiate le cose?