Ritratto di un giovane lavoratore – L’Atomo




Una delle espressioni più usate e abusate nel contesto aziendale del XXI secolo è “team player”. La tua mansione potrebbe essere quella di consegnare le pizze, di telefonare per conto di un call center o di lavorare nell’ambito della ricerca.

Non importa, quell’espressione continuerà a dominare ogni annuncio.

E’ un concetto asettico e spesso scollegato dalle reali necessità del ruolo. Sintomo di una “standardizzazione” delle attività e di una sorta di mito legato all’elogio del lavoro di squadra indipendentemente dal contesto.

Tuttavia, non è questo il problema principale.



Se da una parte c’è questa esaltazione sulla carta, dall’altra stiamo andando incontro ad una generazione di lavoratori soli e atomizzati, privi di qualunque senso di coscienza collettiva.

Lavoratori divisi dalla competizione (tra di loro) e dall’incertezza legata alla flessibilità, con il risultato ( a livello di sistema) di un potere contrattuale praticamente nullo, che ha portato, nel tempo, ad assurdità quali il lavoro full-time a titolo gratuito coperto da teoriche e fantasiose esigenze “formative” o a contratti al limite della sussistenza.

Non mi stupirei se, tra qualche anno, iniziassero ad esserci i primi stage a pagamento, in cui sei disposto a “pagare” pur di avere una linea in più sul CV. Il degrado del riconoscimento economico legato alle attività professionali non può che portare, nel lungo periodo, a ripercussioni sul PIL e sulla ricchezza stessa generata dall’economia.

La coscienza collettiva da “stagisti” non è da associare a reminiscenze storiche di lotta sindacale o socialista, ma è da far rientrare nelle casistiche dei fallimenti di mercato di una economia capitalista, per poterla proteggere dagli eccessi di se stessa.

E’ diventato normale che un ingegnere abbia degli stage rinnovati ogni sei mesi a cifre molto basse o che un giovane avvocato perpetui per anni il suo lavoro a titolo gratuito. Ma questa normalità, anche se figlia dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro con un equilibrio sistemico a salari molto bassi pur di lavorare, rischia di far saltare dal basso l’intero sistema, attraverso un’emigrazione che potrebbe diventare incontrollabile.

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