Storia del Gay Pride|Dalla Rivolta di Stonewall ad oggi

27 Giugno 1969.

Questa data per molti potrebbe significare qualcosa di importante, un avvenimento importante come il giorno del proprio matrimonio o la morte di qualcuno caro. Per altri potrebbe non significare assolutamente nulla; ma, questa data invece, per il movimento LGBT e del resto, per la storia dell’essere umano, un significato ce l’ha.

Ma per chi non lo sapesse, e anche per dedicare due minuti della mia vita a chi continuamente attacca il Pride etichettandolo solo come una pagliacciata eccentrica, (che saranno mai dei colori sgargianti o delle piume colorate ? Ma un pò di divertimento.. mai? Il vostro accanimento e il vostro moralismo rimane per me un mistero) il  27 giugno 1969 in America verso l’ 1:20 di notte la polizia irruppe in un bar chiamato ” Stonewall Inn “, un bar gay in Christopher Street nel Greenwich Village. Fu proprio la violenza della polizia americana che scatenò i cosiddetti moti di Stonewall, una serie di scontri violenti tra omosessuali e la polizia, chiamati dal movimento gay americano Rivolta di Stonewall.


Stonewall, dunque é considerato generalmente il momento di nascita del movimento di liberazione gay in tutto il mondo.

Volevo soffermarmi su queste due parole. GAY PRIDE. A prima vista, molti di voi penseranno a un movimento di esclusione, che esclude gli eterosessuali dal pride o dalle lotte LGBT o, altri come detto prima, un inutile pagliacciata che sfila per le vie delle città, come, del resto ormai lo sono quelle contro una legge, in commemorazione ai morti di mafia come Peppino Impastato o Falcone e Borsellino. Inutili, ormai metodi appartenenti al passato. La rivoluzione adesso si fa solo attraverso i social quindi perchè scomodarsi a commemorare, a parlare e a discutere in una strada o in una piazza?

La parola inutile in questo periodo storico è gettonatissima. Tutto ciò che storicamente qualcuno prima di noi ha combattuto è divenuto inutile e senza alcun valore.

” Il pride prima serviva ma adesso i gay sono ovunque, la gente è più aperta di mente, puoi benissimo camminare per strada senza rischiare di essere pestato, ormai sono più loro che noi e bla bla bla”

queste sono frasi che sento sempre più spesso da amici e da non amici.

Si, le manifestazioni non servono più.  Rendersi visibili in questa società non serve più. Credeteci. Voi però….http://www.tpi.it/mondo/europa/italia/dati-arcigay-omofobia-italia-2017/  

L’espressione GAY PRIDE non significa sfilata inutile ma,  letterarmente significa FIEREZZA.

 

La fierezza opposta alla vergogna, condizione in cui in passato sono state costrette a vivere le persone omosessuali. Sfatando nuovamente la sapienza tuttologa del web, attualmente è in uso solo la parola PRIDE,  in modo da essere inclusivo verso tutte le realtà, non solo verso i gay.

Il primo prototipo di pride in Italia avvenne il 5 Aprile 1972 a Sanremo per protesta contro un “Congresso Internazionale sulle devianze sessuali”, organizzato dal “Centro italiano di sessuologia” di ispirazione religiosa  e successivamente altre iniziative ebbero luogo a Torino e a Pisa, fino alla nascita del 1980 del primo circolo arcy-gay italiano che, andrà poi ha formare la più nota organizzazione per i diritti omosessuali in Italia , Arcygay.  Il primo circolo nacque a Palermo dalla mente di Don Marco Bisceglia ( alla faccia del bigottismo cattolico! )  un sacerdote dissidente che, dopo lo sgomento per l’ uccisione  di due giovani omosessuali a Giarre, in provincia di Catania, decise di fondarlo.

Il primo Pride Nazionale si svolse infine nel 1994, nella capitale, dopo un accordo tra ” Arcygay” e il ” Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli”.  Il Pride fu un successo, un grande successo inaspettato con la partecipazione di più di dieci mila persone!

Un successo che fortunatamente continua anche oggi, con una più attiva partecipazione, una partecipazione di cui fanno parte anche molti eterosessuali, convinti che non bisogna essere per forza omosessuali per lottare accanto a chi chiede diritti e possibilità di essere ascoltato, etero che non discriminano una persona in base al solo orientamento sessuale.




Quindi sfatando l’ennesimo  mito che gravita intorno al pride; all’interno della comunità LGBT gli eterosessuali non sono discriminati e no, non esiste nessuna lobby gay che plasma il mio, il nostro, cervello e mi dice, ci dice “vai al pride vai al pride” ma, lo scelgo perchè voglio commemorare le violenze di quei giorni a Stonewell, conoscere realtà diverse dalla mia, conoscere persone che chiedono i miei stessi diritti civili e di poter fare una cosa così semplice nella sua semplicità, come camminare mano nella mano come faccio io col mio ragazzo, senza vergogna e senza finire in ospedale.

Consiglio a tutti di andare almeno una volta a un Pride. Vedere con i propri occhi e ascoltare queste persone e la loro voce che, non deve essere ascoltata badate bene, un solo giorno all’anno durante una commemorazione ma, tutti i giorni.. nei racconti di un ragazzino di provincia bullizzato a scuola perchè gay o di quella ragazza ripudiata dalla famiglia perchè lesbica o di quel transessuale che per essere fiero di quel che è , di quel che sente di essere, farà a cazzotti con se stesso e con la società intera che lo considera sbagliato, deviato, insomma un diverso.

Purtroppo non sono riuscita ad andare al mio in Toscana, il 27 Maggio svoltosi ad Arezzo e quindi, vi lascio con alcuni scatti del Pride di Firenze dell’anno scorso a cui ho partecipato!

 

Infine, Buon Pride a tutt* !

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A LO STAGISTA PARLANTE AI SENSI DELLA LEGGE 248/2000 DELLA REPUBBLICA ITALIANA

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