Non ridere quando dici “Chissà se arrivo alla pensione”
L’argomento trattato in questo articolo puo’ sembrare atipico, ad alcuni addirittura ridicolo.
“Chissà se ci arriverò mai alla pensione!” Quante volte ho detto questa frase, ridendo.
Non avere ancora 30 anni, fa sembrare il periodo della fine della carriera molto lontano, specialmente quando magari sei alle prese con la ricerca del tuo primo impiego stabile.
E vedere la data della pensione così lontana, fa sì che pronunciamo questa frase in maniera scherzosa.
Ma, in realtà, c’è poco da ridere perché quella frase è carica di verità.
Alcuni giorni fa, avendo bisogno di un certificato, sono entrato sull’area riservata del sito dell’INPS.
E’ possibile accedere con user e password INPS, con la Carta di Identità elettronica o con l’identità digitale SPID. Personalmente ho utilizzato l’ultima opzione: consiglio a tutti di farsi la SPID perchè è un metodo sicuro e veloce per accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione.
Esplorando il sito, ho visto che è possibile accedere a un Simulatore della propria pensione.
Basandosi sulla tua situazione odierna (quanti contributi hai versato finora), alle previsioni di crescita dell’economia del Paese e sulle stime della longevità della popolazione, il simulatore ti da un’idea di quando raggiungerai l’età minima di pensionamento.
Secondo questo simulatore io potrei andare in pensione nel 2062: a 71 anni.
Non viene più da ridere ora, vero?
Naturalmente è stata solo una simulazione, ma fa riflettere.
Secondo le regole attuali, il grande fattore di cui dipende la nostra pensione sono gli anni di contributi versati.
Io ho iniziato a lavorare oramai da 6 anni, ma il risultato della mia simulazione si basa soltanto su 3 anni: quelli in cui ho lavorato ufficialmente.
Gli altri 3 anni, gli anni da stagista, sono “l’esperienza nascosta”.
Molte volte, parlando delle ristrettezze del periodo da stagista ho usato il termine “investimento”. Ho sempre considerato un’investimento sul mio futuro le ristrettezze e la precarietà che passare da uno stage e l’altro stage comporta.
Ma quel simulatore mi ha anche mostrato che parte di quell’investimento è stato un “investimento a fondo perduto” rappresentato da tre anni di lavoro senza aver pagato alcun contributo previdenziale.
L’abuso dello stage comporta un rinvio non solo della stabilità lavorativa del giovane di oggi, ma l’allontanarsi della pensione dell’anziano del domani.
Lo stage insomma è paragonabile su questi aspetti a un lavoro in nero vero e proprio.
Lavorare sui giovani ORA è di fondamentale importanza per restituire loro il presente che gli spetta di diritto e lasciargli avere un barlume di speranza: un giorno godranno dei frutti del loro lavoro.
No quella frase non fa proprio ridere, non più.
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