L’Italia, i giovani e l’impotenza appresa



Dall’esordio e diffusione dell’immagine del giovane italiano come “bamboccione”, spesso si sente parlare dei “giovani d’oggi” in modo negativo e svalutante: camminando per strada, sui mezzi pubblici, sui social, nei luoghi di lavoro, nelle università, nei programmi televisivi e persino in sedute politiche.

<<Sono poco competenti e pieni di sé>> <<Sono pigri, non vogliono fare sacrifici, vogliono tutto e subito>>, quando va meglio sentiamo dire che sono poco incisivi.

Questi giovani, insomma, sarebbero “poco” da un lato e vorrebbero “troppo” dall’altro.

Allo stesso modo si parla di “cervelli in fuga”, ci si vanta delle scoperte e delle invenzioni fatte all’estero però da giovani italiani, ci si rammarica per le tragedie che li coinvolgono.

Insomma è un rebus: o i giovani Italiani realmente non valgono molto, o è l’Italia a depotenziare il loro valore. Osservando i dati e le classifiche europee e internazionali, l’Italia sembra non essere un paese per giovani, le linee programmatiche seguite da chi ci amministra, sicuramente non garantiscono né facilitano un miglioramento dell’occupazione giovanile e delle condizioni contrattuali e retributive.

Se si è fortunati, lo stage va per la maggiore. E poi?

Sicuramente non basta fermarsi all’indignazione e allo svilimento che giudizi e osservazioni di tal fatta possono suscitare.

I “giovani d’oggi” sono affetti dalla Sindrome dell’impotenza appresa.

Durante i primi anni di Università mi imbattei quasi per caso in uno tra gli psicologi più influenti del ventesimo secolo, Martin E. P. Selignam, fondatore della Psicologia Positiva, e nella sua teoria dell’impotenza appresa.

Lo psicologo newyorkese, all’interno della corrente cognitivista in voga negli Stati Uniti dagli anni ’50, durante una serie di sperimentazioni in laboratorio su alcune cavie animali, poté osservare un fenomeno imprevisto.

Un animale veniva sottoposto ripetutamente a scosse elettriche: all’inizio cercava di scappare senza nessun successo perché in gabbia, dopodiché rimaneva immobile avendo appreso l’impossibilità di sfuggire allo stimolo negativo.

Il fenomeno sorprendente fu però un altro: una volta messo nelle condizioni di poter fuggire dalla gabbia per evitare la scossa, continuava a rimanere immobile e a subire lo stimolo.

L’animale aveva appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento, per cui anche quando effettivamente poteva muoversi o saltare per fuggire non lo faceva, avendo appreso che si trattava di una situazione fuori dal loro suo controllo.

In seguito Seligman ampliò i risultati di questi studi, estendendoli anche agli esseri umani con risultati simili.

“Individui posti continuamente in condizioni sulle quali ritengono di non potere in alcun modo intervenire per controllarle e modificarle, tendono a sviluppare un senso di impotenza che può anche estendersi oltre l’evento specifico sperimentato.”

I nostri giovani sono reduci da decenni di “stimolazioni negative” che scarsamente hanno potuto controllare.

Questi giovani sono diventati adulti nell’epoca dei grandi cambiamenti, del decadimento culturale e morale, della crisi dei valori, della grande crisi economica, delle politiche di austerity, in un contesto che, con grosse difficoltà e molta diffidenza, li accoglie nel mondo del lavoro, gli permette di esprimersi e realizzarsi personalmente e professionalmente.


Molti giovani italiani possono apparire hopeless depressed. Hanno appreso l’impotenza.

Tuttavia non bisogna disperare, una parte di brillante di questi giovani è resiliente e continua a reagire e a unire le forze per andare avanti nonostante tutto.

Sono molte le Start up e le imprese giovanili che a breve potrebbero cambiare il volto e il futuro della nostra Italia.

È ora di smentire tutti quelli che in questi anni hanno contribuito a creare un immaginario di giovani scansafatiche e svogliati, un po’ viziati, rivelando una generazione intraprendente e innovatrice.

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI A LO STAGISTA PARLANTE AI SENSI DELLA LEGGE 248/2000 DELLA REP. ITALIANA

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