Non è tutto sostenibile quel che è “Green”
Piccolo dizionario di cosa c’è scritto sulle etichette per rendere i prodotti più Green di quello che sono.
Per iniziare bene il nuovo anno, facciamo un piccolo vademecum su come interpretare gli slogan scritti sulle confezioni di ciò che compriamo, le loro pubblicità o sulle pagine internet delle aziende che li vendono. Partiamo da alcune definizioni in cui ci si imbatte spesso e che è bene tenere a mente:
- ECOSOSTENIBILE: – questa parola viene usata spesso e benché non sia inammissibile di suo, tecnicamente non ha senso. Per sua definizione, “sostenibilità” implica che qualcosa sia ecocompatibile, perciò se è sostenibile è intrinsecamente non dannoso per l’ambiente. Pertanto, specificare che qualcosa è ECO-sostenibile è ridondante e potrebbe rivelarsi fuorviante o inteso a deviare l’attenzione dalla realtà dei fatti.
- RICICLATO è diverso da RICICLABILE: – quando qualcosa è RICICLABILE significa che il materiale di cui è fatto può essere riciclato con la tecnologia attualmente disponibile. NON significa che verrà effettivamente riciclato. Se non viene messo nel bidone giusto o se viene considerato come uno scarto del flusso principale (tipo il pezzetto di plastica sulla scatola di cartone di un famoso marchio di pasta), verrà scartato e non riciclato… anche se fatto di una plastica che è riciclabile. RICICLATO vuole dire che un prodotto ha effettivamente al suo interno una percentuale di contenuto riciclato: es. una bottiglia di PET “30% rPET” significa che ha il 30% di PET di seconda generazione.
- BIODEGRADABILE: – se qualcosa viene etichettato come biodegradabile, molto probabilmente si degrada in natura attraverso processi naturali. Il problema in quel caso è capire in che condizioni avviene questa degradazione. Se per esempio qualcosa si degrada nel caldo umido dell’India potrebbe non degradarsi affatto nel freddo secco della Svezia o se resta costantemente a mollo in mare.
- OXO-DEGRADABILE: – Di solito si usa per prodotti in plastica, e significa che quel bene di consumo lasciato all’aria aperta (Oxo- infatti indica che avviene una reazione chimica con l’ossigeno) si sgretola in pezzi sempre più piccoli… fino a diventare microplastica. Ragione per cui la plastica oxo-degradabile è stata bandita dai prodotti commercializzati nell’UE con la Direttiva sulla plastica monouso (Dir. 2019/904). La differenza tra la plastica oxo-degradabile e quella biodegradabile è che la prima si frantuma ma non sparisce, mentre le molecole della seconda si rompono in molecole più piccole e semplici fino a diventare sostanze presenti in natura come CO2, H2O, O2, ecc.
- COMPOSTABILE: – Secondo lo standard Europeo EN 13432 (che è usato anche in Italia), la plastica per essere considerata compostabile deve rispettare questi 4 requisiti:
- Almeno il 90% dell’oggetto deve essere completamente biodegradato entro 6 mesi;
- Oltre il 90% in peso del materiale deve risultare ridotto in frammenti di dimensioni minori di 2 mm in meno di 3 mesi;
- Basso contenuto di metalli pesanti e assenza di effetti negativi sul compost finale (non essere ecotossico);
- Assenza di effetti negativi sul processo di compostaggio.
Il problema della plastica compostabile
Come riportato sia da un report di Eunomia di gennaio 2020 che da un paper di Utilitalia del 2019, anche se certi tipi di plastica sono tecnicamente compostabili, non è detto che gli impianti industriali siano in grado di gestirli in modo efficace. Se non lo sono, queste plastiche (tipo il PLA per esempio) diventano uno scarto che deve esse portato in discarica o incenerito perché non può essere riciclato insieme a quella fossile. Il che significa che quelle risorse non vengono rimesse in circolo nella filiera della plastica né tornano alla terra.
Come consiglio pratico, i sacchetti dell’ortofrutta o della spesa sottili sono assolutamente compostabili. Per il resto chiedete al vostro gestore di rifiuti.
Hanno tutti un proprio vademecum su dove si butta cosa
Guardate bene i materiali di cui sono fatte le cose che comprate e tenete a mente che, più strati o componenti difficili da separare ha un imballaggio, meno è riciclabile (tipo il Tetrapak®).
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