Ma se facciamo fatica a considerarci italiani, come si può pretendere di essere Europei?

Il 9 Maggio è la giornata dedicata all’Istituzione dell’Unione Europea e che celebra il suo motto: Unita nelle diversità.

Durante il mio viaggio a Bruxelles lo scorso Marzo, un follower commentò la mia Instagram Story al Parlamento Europeo:

” Ma se facciamo fatica a considerarci italiani, come si può pretendere di essere Europei?”

La storia dell’Europa è una storia antica.

Una storia in continua evoluzione che parte dal feudo, all’idea di nazione; dalle costituzioni, ai colonialismi, dai nazionalismi, a due guerre mondiali… scatenate sempre dal gioco di chi “ce l’ha più lungo” tra le potenze.

Gli orrori della seconda guerra mondiale e dei totalitarismi avevano risvegliato le coscienze verso il rispetto dei diritti dell’uomo, della democrazia, e dell’importanza della pace.

Ed è proprio per fondare le basi per una pace duratura nel continente europeo, che l’Italia, insieme a Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo il 25 Marzo 1957, è tra i membri fondatori della Comunità Economica Europea, sancita con i Trattati di Roma.

La base di quella che sarebbe poi diventata l’Unione Europea che tutti conosciamo.

L’Italia ci ha sempre creduto, non a caso tra i Paesi fondatori era quello idealista.

L’Italia è Roma e il suo impero, l’italia è la culla della civiltà occidentale…un’Italia che ha potuto considerarsi tale solo 90 anni prima della firma di quei trattati.

L’Italia incarnava e incarna ancora il principio dell’Unione Europea, unita nelle diversità con il suo Risorgimento.

Decise di fregiarsi della Costituzione più bella del mondo: frutto del sacrificio di ogni singolo lavoratore e lavoratrice, dal sangue dei morti per la patria durante la guerra…

Pensate, l’Italia fu l’unico Paese che non ha dovuto fare riforme alla costituzione o referendum per entrare a far parte dell’Unione Europea, grazie al suo articolo 11:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Insomma, i Trattati di Roma furono firmati da noi, da tre stati cuscinetto e da due miccie sempre pronte ad esplodere!

Caso vuole che mi ritrovo a scrivere questo articolo il 25 Aprile, festa della Liberazione.

Potrei dire una data significativa per parlare di Altiero Spinelli.

Il suo nome mi è rimasto impresso, durante la mia visita al Parlamento Europeo , perchè è imponente sulla dedica di una delle ali del complesso a sua memoria.

E’ considerato uno dei padri dell’Unione Europea.

Pensate, durante il confino in  periodo fascista scrisse, insieme a Ernesto Rossi, il Manifesto di Ventotene, un documento che ispirava l’unione e la pace tra le nazioni europee.

Prima di questo ci fu solo Pan-Europa scritto nel 1922 dall’austriaco Kalergi che auspicava ad un’Europa Unita a guida di tecnici (una persecuzione questi tecnici!)

Diciamo che Spinelli vedeva oltre l’orizzone, durante il suo periodo di resistenza al fascismo.

Altiero Spinelli ambiva non solo alla pace in Italia, ma proponeva la ricetta per mantenerla in tutto il continente.

Attraverso il Club del Coccodrillo si battè per costruire un ideale europeo basato sulla cooperazione tra i popoli.

Tutti ideali che sembrano in contrasto con il patriottismo tanto nominato dai cosidetti sovranisti.

Ma “unita nelle diversità” non cancella l’ideale  di patria-nazione, anzi, senza la diversità dei popoli l’Europa non sarebbe Europa!

Certamente, oltre gli ideali, non è tutto oro quello che luccica.

L’Unione Europea è vista sempre più come un nemico, un’organizzazione che non ci appartiene, un qualcosa di cui l’Italia deve subire le angherie di Francia e Germania che prima si facevano sempre la guerra e ora fanno comumella e che dall’alto detta le regole dell’economia (e non si hanno tutti i torti dopotutto.)

Pensiamo alle quote latte, alle leggi sulla pesca ecc… normative che volenti o nolenti portano l’Italia, che sempre ha visto nel settore primario una forza, in difficoltà.

Pensiamo alle politiche non omogenee sulle immigrazioni di massa che hanno portato un ricrescere di sentimenti razzisti insensati!

Mi sono sempre chiesto ma sentirmi europeo mi rende meno italiano?

E me lo domandavo quando ancora in Italia si disquisiva sui terroni-padania libera e non di apriamo-chiudiamo i porti!

Fino al famoso giorno in cui Monti venne nominato senatore a vita e i riflettori erano puntati sull’Italia, alla minaccia dello spread, della necessità di regolare i conti e bla bla bla non mi ero mai curato dell’UE, delle istituzioni europee, della politica economica europea .

Oltre al fatto che l’unica istituzione democraticamente eletta è il parlamento di Bruxelles, l’Italia (quella idealista che ci ha creduto fin dall’inizio) non ha l’onore di ospitare nei suoi territori neanche una sede istituzionale.

Neanche l’Agenzia del Farmaco ci è stata data, dove si è preferito tirare a sorte!

Le istituzioni oltre le Alpi, l’Italia fa solo il folklore.

Ma siamo ad un punto della storia in cui non è possibile tornare indietro!

Come l’Italia è una e indivisibile e la sua capitale è Roma e non si può tornare alle antiche monarchie pre-unitarie per i martiri, per l’economia, perchè siamo un popolo, perchè siamo l’ITALIA la 7 POTENZA MONDIALE.

Per lo stesso sangue dei martiri della nostra democrazia, perchè ci convine essere nell’Europa, perchè L’ABBIAMO FATTA NOI l’Europa non possiamo cancellare l’UE ma la dobbiamo riformare.

Per essere competitivi a livello globale bisogna essere uniti c’è poco da fare!

E noi giovani italiani, che uniti rivendichiamo un’ Italia per i giovani, insieme ai giovani degli altri Paesi europei, dobbiamo rivendicare un’Europa UNITA NELLE DIVERSITA’.

Per questo motivo è importante non farsi mai sfuggire l’occasione di viaggiare, per questo motivo consiglio sempre di andare in Erasmus.

Il programma Erasmus, è una delle cose meglio riuscite: per unire culture diverse bisogna partire proprio dalla cultura e sopratutto sui giovani!

In Erasmus, diventi più italiano che mai, ma ti rende cittadino del mondo!

Diventi ambasciatore di italianità (specialmente quando spieghi ai francesi come si cucina la carbonara!)

Anche se a casa ci lamentiamo sempre, guai chi nomina l’Italia invano.

Incontri giovani da ogni parte d’Europa e del mondo e oltre a far conoscere il tuo Paese a qualcun’altro, diventi il “qualcun’altro del tuo qualcun’altro”.

Quando ad una festa dove ognuno porta qualcosa tu porti la tua lasagna, tu lasci la lasagna agli altri e assaggi ciò che di tipico i tuoi nuovi amici hanno cucinato!

Inizi a parlare in inglese, o spagnolo, o francese anche se prima “le lingue non fanno per me” perchè ti devi far capire se vuoi sopravvivere nel mondo!

L’Erasmus ti apre la mente e migliora il tuo CV!

Dove bisogna partire a riformare?

Bisogna partire dalle priorità nazionali che sono i giovani e il loro futuro!

Siamo in piena campagna elettorale per le Europee e gli slogan sono i più disparati.

Nessuno, dico nessuno, parla dei Millennials italiani che ogni anno lasciano il Paese per  trovare stabilità in Europa. E meno male che c’è l’Europa!

Stanno scrivendo alla nostra redazione moltissimi Expats, in tutto il mondo, per aiutarci a redigere la prima guida-paese per quei giovani che stanno progettando di emigrare. La prima guida-paese fatta con il contributo di chi ha già fatto questo passo!

Qui il lavoro si trova subito sia tramite agenzie/collocamento che sui siti creati per la ricerca di un lavoro. In Italia pur essendo iscritta al collocamento e a qualche sito non sono mai riuscita nemmeno a fare un colloquio. (Antonella 30 anni, Malta)

Vorrei tornare e trovare un Paese a misura di giovane e dove la ricerca scientifica non sia solo un settore marginale dell’economia in quanto essa stessa per definizione é progresso non solo scientifico ma bensì anche economico. (Ugo 27 anni, Alicante)

Non è tutto rose e fiori come sembra. Per arrivare dove si arriva si deve sudare e bisogna fare sacrifici. La famiglia manca. Il buon cibo manca. Il sole manca. Ma ne vale la pena!(Valeria 28 anni, Ediburgo)

Una volta terminato il percorso universitario si entra direttamente nel mondo del lavoro o con contratti a tempo determinato o indeterminato. Non si devono fare due o tre anni di stage o tirocini. (Nicola 30 anni, Lione)

I giovani sono per l’Europa perchè vedono nell’Europa una speranza per il futuro.

E quello che dovrebbe allarmare l’Italia è proprio l’emorragia dei giovani italiani e  di quelli stranieri che vengono in Italia per vivere il loro sogno Europeo, si formano e vanno via perchè se l’italia non investe sui talenti suoi figurati su quelli degli altri!

Sono i nostri diplomati e i nostri laureati.

Sono i nostri giovani professionisti che, formati dal nostro sistema accademico, portano valore aggiunto agli altri senza nessun ritorno se non quello di dire che sono italiani!

E l’Italia deve pretenderlo di sfruttare l’Europa perchè dopotutto oltre a farla l’Europa, l’Italia la sta facendo grande con i suoi talenti in ogni dove fuorchè A CASA SUA! (parafrasando qualcuno).

Sembra verificarsi la prefezia di Montanelli “Vedo un grande futuro per gli italiani ma non per l’Italia!

Il web è pieno di notizie di giovani italiani che si distinguono in vari campi.

Ma a nessuno fa rabbia leggere che un ricercatore italiano scopre una molecola che può risolvere la piaga del cancro e scoprire che lo ha fatto a Praga?!

A nessuno fa rabbia leggere di una giovanissima manager del settore finanziario e scoprire che ha fatto carriera in Germania?!

A me si.

 

 

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Michele Morreale

Michele Morreale

Founder Lo Stagista Parlante Classe 1991, Siciliano di Milano. Nella vita di tutti i giorni mi occupo di Marketing Analitico e aiuto le aziende a conoscere i loro clienti. Nel tempo perso scrivo e sforno idee a go go. Lo Stagista Parlante è una di queste idee http://lostagistaparlante.com/about_michelemorreale/

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