Cristina, il primo giorno di stage parlavano male di me sulla chat aziendale
Ciao Stagista Parlante, sono Cristina e ho 26 anni (quasi 27).
Mi rivolgo a te e a tutti i lettori che avranno occasione di leggere questo articolo.
L’anno scorso ho avuto l’opportunità di fare uno stage nell’area Marketing di una famosa Captive finanziaria posseduta da una famosa casa automobilistica italiana e non aggiungo altro…
Ho cominciato lo stage con le migliori delle intenzioni: sono stata sempre puntuale e offrivo il mio aiuto ogni volta che potevo per alleggerire i miei colleghi, che erano in pochi per la mole di lavoro che aveva da sbrigare il mio ufficio.
Il primo giorno mi è stato chiesto di realizzare una presentazione da sottoporre all’attenzione del CEO riguardante una Partnership molto importante e io onestamente non sapevo da che parte iniziare, dunque ho espresso i miei dubbi e perplessità.
Ma mi è stato risposto: “Guarda che fare uno stage non significa non sapere fare una presentazione!”
Sono stata zitta e ho provato a fare la presentazione ugualmente (sbagliando o omettendo moltissime cose poiché ero lì solo da qualche ora e non conoscevo ancora bene il business dell’azienda).
Sempre lo stesso giorno (e parliamo del primo giorno!) ho notato che i miei 2 colleghi messaggiavano sulla chat aziendale parlando male di me, facendo considerazioni sul fatto che non fossi “sveglia”.
Insomma, le cose sono andate sempre peggio: era un ambiente in cui tutti sparlavano dietro a tutti, persino i miei due colleghi non potevano vedere la nostra capa eppure davanti a lei si facevano trattare come zerbini.
La mia capa, che doveva fungere anche da mia tutor, mi ha dato due soli compiti da fare per tutto lo stage: farle i rimborsi spesa!
Per il resto non mi ha quasi mai rivolto la parola, lavoravo di più con gli altri 2 colleghi. Se uscivo alle 18 in punto ero una sorta di criminale perché in quell’azienda bisogna farsi vedere per andare avanti e dunque bisognava sforare l’orario di uscita di almeno un’oretta sennò voleva dire che per una giornata intera avevi solo cazzeggiato.
Passavano dal darmi compiti significativi per una stagista al farmi ritirare le fotocopie e andare a prendere il pranzo!
Insomma, verso la fine dello stage io e i miei due colleghi non ci sopportavamo più, con uno dei 2 i rapporti si erano particolarmente incrinati: quando gli chiedevo consiglio su come fare un lavoro mi rispondeva male con frasi tipo : “Secondo te?” , “Che domande fai?” , “Non so più come fare con te, ho perso ogni modo gentile di parlarti“.
Una volta gli ho sottoposto un articolo che avevo realizzato per il nostro sito web e lui leggendo il titolo mi ha risposto: “E’ tutto sbagliato e sono solo al titolo. Il resto nemmeno lo leggo perché se il pesce puzza dalla testa tu te lo mangi?“.
Insomma…questa era un po’ l’aria che si respirava.
Per chiudere quest’esperienza tremenda che ha messo a dura prova la mia pazienza e mi ha fatto sentire da schifo dall’inizio alla fine, ovviamente il mio stage si è concluso e non mi hanno confermata.
Quando la mia capa mi ha parlato mi ha detto che le aveva tentate tutte per farmi tenere, che lei era molto soddisfatta di me (è sempre la capa che non mi rivolgeva la parola e con cui non avevo interazioni) e mi ha detto che non c’era possibilità di farmi fare un altro stage passandomi sotto un’altra branch dell’azienda.
Un mese dopo invece scopro che la stagista che aveva preso il mio posto arrivava proprio da uno stage in un’ altra branch dell’azienda ed era stata poi spostata per fare un altro stage lì al mio posto. Risultato?
Io sono stata onesta quando ho concluso il tirocinio e ho spiegato al reparto di Risorse Umane quelle che sono state le cose che per me non sono andate, loro invece non sono stati in grado di darmi un feedback sincero e semplicemente lavandosene le mani mi hanno liquidata col sorriso sulla faccia, perché il problema è che le aziende così si ergono su moltissima apparenza ma davvero poca sostanza.
LE MIE RIFLESSIONI PER CRISTINA E PER CHI SI IDENTIFICA CON CRISTINA
Ciao Cristina,
la tua storia ha tanti elementi interessanti che non possono non essere affrontati uno per uno.
La situaziona che hai descritto è quella che io definisco “Stage tossico”: combina la mancanza di formazione, la mancanza di professionalità e delicatezza nel trattare uno stagista, comportamenti da mobbing.
Non è la prima volta che un tutor sulla carta affida lo stagista ai colleghi. E’ capitato anche a me. La situazione che descrivi solitamente si crea quando tra lo stagista e il “collega con cui si interfaccia” non c’è molta differenza di età. Quando sei professionalmente giovane e non hai mai avuto nessuno da gestire prima d’ora si creano combinazioni spiacevoli.
Un’altra cosa importante non è solo essere in grado di “saper fare” o “il voler fare” ma molto spesso le aziende hanno una Cultura aziendale selvaggia e competitiva al massimo che non è sempre compatibile con la sensibilità, il modo di lavorare e di “apprendere” di tutti. Evidentemente questa azienda non è adatta te (lo stage serve a capire anche questo dopotutto).
La maleducazione, la suppoenza e l’arroganza dei tuoi colleghi non c’entrano nulla con la cultura aziendale questo sia chiaro.