Voglio pagare.
Voglio pagare.
Voglio che la mia generazione torni ad apprezzare le cose che ha.
Per farlo, deve imparare di nuovo a pagarle secondo il valore del lavoro che sta dietro ogni bene o ogni servizio.
Quando compro da Amazon o Foodora, non devo essere contento di non pagare la consegna o di pagarla poco. Devo pensare che sia costosa.
Devo pensare che quel “costo” valga di più rispetto alla fatica di uscire di casa e cercare quel bene da comprare. Devo avere la coscienza di pretendere che quel fattorino sia pagato dignitosamente e tutelato.
Prima ancora della politica, dobbiamo essere noi a pretendere che ogni cosa sia venduta o acquistata secondo un valore equo. E anche le cose che ci sembrano distanti, in realtà, ci riguardano.
L’espressione “mercato del lavoro” è orrenda.
Sembra un luogo tra domanda e offerta di beni da acquistare e abbandonare secondo necessità.
La sharing economy, la gig economy e stronzate in inglese di questo tipo hanno completamente ribaltato il nostro modo di pensare e di vivere. Adesso è normalissimo che uno stagista lavori senza essere pagato, magari in mansioni che di formativo non hanno nulla ma che, precedentemente, venivano svolte da un lavoratore di livello base (pagato).
Adesso è normalissimo che un praticante avvocato per anni non veda una lira o rimborsi spese da fame.
O un architetto o psicologo alle prime armi. E si può continuare. Figure professionali, con anni spesi sui libri, il cui stipendio a fine mese rasenta lo zero, ma il cui valore aggiunto nello studio o nell’impresa differisce, e di molto, da quel valore.
E questo problema non riguarda solo i giovani professionisti.
E’ sufficiente farsi un giro in un supermercato di notte per vedere come lo sfruttamento stia annientando categorie che fino a pochi anni fa sembravano più tutelate.
Tutto questo perché ognuno prova a mettere il consumatore, questo essere mitologico, al centro di tutto.
E, per conquistarlo, prova a proporgli qualunque cosa al prezzo più basso possibile o anche sottocosto.
Ma i prezzi bassi non esistono. Semplicemente qualcun altro sta pagando per lui.